Palazzi e Cantine

Real Cantina Borbonica

  • Indirizzo: Via Principe Umberto, 312 Partinico

 

 

 

Questa straordinaria costruzione, unica in Sicilia per tipologia e caratteristiche, si trova alla periferia del paese, lungo la strada per Sancipirello. Profugo da Napoli a Palermo, Ferdinando I, re delle Due Sicilie, dopo avere acquistato le terre e una casina da Francesco del Castillo, Marchese della Gran Montagna, nel 1800 incaricò il Cav.

Felice Lioj, Intendente della Real Commenda, di acquistare le terre di contrada Crocifisso, del Capo dell’Acqua o Cuba e della Montagna di Cesarò, che costituiranno il cosiddetto “Real Podere di Partinico”, esteso ben 80 salme. Fra il 1880 e il 1802 fece costruire la cantina in contrada Crocifisso, sotto la direzione dell’architetto regio Carlo Chenché con la collaborazione del partinicese Giuseppe Patti. Sorta come “Incantina di vino, liquori ed olii” con annesso “fondaco bettola e locanda”, costituiva il centro di raccolta e di vendita dei prodotti dell’Azienda reale, ma nello stesso tempo punto di riferimento per i proprietari delle masserie, ricadenti nella mensa arcivescovile di Monreale per il pagamento dei canoni fiscali.

Attraverso l’ingresso principale chiuso da un cancello in ferro, che si affaccia sulla strada per San Cipirrello, si accede ad una piazzuola di circa 1350 metri quadri. Al centro troviamo una palazzina-torre, di mq.185, la cui superficie in conci di tufo squadrati è traforata sul prospetto principale da due finestre che riecheggiano lo stile catalano, e da altrettante sul prospetto opposto. L’architrave della finestra a destra consiste in un arco a due volute raccordate in una punta centrale, di chiara reminiscenza gotica – catalana. L’architrave della finestra di sinistra sul prospetto principale è decorato da un plastico festone vegetale, forse d’età posteriore.

La presenza di una caditoia sulla facciata principale avvalora l’ipotesi che la torre risale ad un’epoca antecedente la costruzione della cantina (XIV-XV sec.). Accanto alla torre troviamo la Cantina, della lunghezza di m. 36,50, coperta da tetto con tegole, a pianta rettangolare della superficie di 988 metri quadri, con l’intero corpo diviso in tre navate sorrette da pilastri e archi che si collegano a crociera. Le navate di destra e di centro sono libere, mentre quella di sinistra è stata chiusa ed utilizzata per la costruzione di “tine a muro” e un ambiente di circa 66 mq. da usare come palmento.

 

 

 


Palazzo Patti

Questo palazzo signorile, sito nella via Butera n.37, angolo piazza Italia, si presenta con due elevazioni fuori terra ed una lineare cornice d’attico. Il prospetto, regolare, nella sua impaginatura è caratterizzato dal grande balcone centrale con mensole, una delle quali non più esistente per le manomissioni, e dal portale tardo-manieristico. Le finestre insieme al balcone mostrano timpani spezzati su mensole inginocchiate.

Il vano dei balconi è incorniciato da una risentita modanatura intagliata nel tufo. I timpani spezzati sono sovrastati da tondi. Sovrastante la cornice d’attico stanno, disposti simmetricamente, due sfere in pietra sostenute da tronchi di piramide. Non si sconosce la data di costruzione, ma gli elementi stilistici e costruttivi collocano senza dubbio tale palazzo nella tarda età manieristica, cioè fra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo.


Palazzo Porcaro

Sito nel Corso dei Mille, fra la Via Lincoln e la Piazza Garibaldi, è un edificio signorile, in origine a due elevazioni fuori terra, mentre oggi ne presenta tre. Il prospetto, di recente rifatto, presenta ora alcune superfettazioni nell’originale complesso barocco composto da portale, balconi e cimasa d’attico. Il portale è costituito da due semi colonne che reggono un balcone di elegante disegno e ringhiera a petto d’oca; l’altro balcone è sostenuto da mensole con eleborate decorazioni ad intaglio lapideo.

Entro l’originale area del portale è stato inserito un arco al tempo in cui l’antistante strada ha subito un abbassamento di livello. In relazione a ciò l’intero portale è stato artificiosamente sollevato su plinti. Costruito nella seconda metà del Settecento, ha subito nei primi decenni del XX secolo una trasformazione che ha disarmonizzato la facciata, sconvolto gli interni e distrutto l’antico scalone. Le manomissioni sul prospetto, avvenute diversi decenni or sono, si estendono a tutto il lato orientale dell’edificio.Ulteriori trasformazioni e rifacimento del prospetto sono state effettuate intorno al 1995.


Palazzo Ram

Palazzo Ram è la più antica masseria di Partinico ancora esistente, che si erge alle pendici del colle Cesarò, su di una leggera altura che domina la piana di Partinico sino al mare, tra Borgetto e Partinico in prossimità del torrente Sardo-Platti. L’edificio fu edificato dai Ram (che poi, nel linguaggio popolare, divenne “Ramo”), una potente e nobile famiglia della Catalogna, verso la fine del sec. XVI.

Poichè dopo il 1610 Benedetto Ram risulta già possessore del fondo con il Palazzo, la chiesa ed i fondi rustici, è molto probabile che tale complesso sia stato realizzato fra il 1582 e il 1610 ad opera del figlio di Elisabetta e Francesco, nonchè padre di Benedetto, cioè Sìlvio Ramo, giurato di Palermo e partecipe della ricostruzione di “Porta Nuova”. Tuttavia non è escluso che il Palazzo possa essere stato costruito ancor prima del 1588, addirittura fra il 1568 e il 1575 ad opera di Francesco Ram, come proverebbero alcuni contratti inediti, relativi alla prestazione di manodopera e fornitura di materiali, esistenti nel Fondo Notai defunti dell’Archivio di Stato di Palermo.

Poco o niente si sa invece della storia di Palazzo Ram fino ai primi del Novecento, quando esso fu utilizzato come Lazzareto durante l’epidemia della “spagnola”. Il complesso edilizio, appartenente all’Ospedale Benfratelli di Palermo, venne trasferito al patrimonio comunale di Partinico con decorrenza 1/01/1983, data di entrata in vigore della riforma sanitaria. Attualmente la parte nord-orientale del piano nobile è crollata, ed è oggetto di attenzione da parte della Soprintendenza ai Beni Culturali di che ha già ultimato il primo intervento di consolidamento delle strutture.

Il complesso è costituito dalla Casa-forte con le pertinenze rurali, e una Cappella, che ricadono in un appezzamento di terreno agricolo delimitato da un muro di cinta aperto su due ingressi monumentali disposti alle estremità del viale di accesso: quello originario si apre lungo la cortina occidentale, ed è costituito da un semplice fornice a tutto sesto; l’altro è un portale tardo-barocco, formato da due piloni modonati, una volta completi di cancellata e sormontati da vasotti decorativi.

Lungo il muro di cinta del fondo insistono alcuni corpi bassi diruti ad una sola elevazione ed una cappella a pianta rettangolare di mq.60, che circondano per due lati il palazzo. Il predio che si articola su più piani e per recinzioni concentriche può essere letto in via sperimentale secondo diverse funzioni. Il palazzo vero e proprio si distingue in due parti: un avancorpo seminterrato e cavo all’interno a volta, a cui è appoggiata una doppia scalinata, costituito dalla sovrapposizione di due ambienti voltati dei quali quello superiore è crollato, mentre l’inferiore contiene diversi piccoli ambienti e una cisterna d’acqua, e la casa vera e propria, che si articola attorno alla Corte decorata da un portale, sul quale si eleva un terrazzo loggiato.

La casa ha pianta quadrata, di m.8,50 di lato, e si sviluppa con due elevazioni fuori terra per un’altezza di m.12,50. Il prospetto principale, al di sopra del predetto avancorpo, è di forma rettangolare (ml.37 x 6,50; h.3,65) e presenta l’unico ingresso originario, costituito da un bel portale a tutto sesto, con conci bugnati e a differente lavorazione della superficie, nonchè quattro finestre a piano terra (la parte soprastante del piano nobile è crollata). I prospetti esterni sono marcati agli angoli da grandi pilastri in pietra a vista, di ordine gigante, che raggiungono il coronamento merlato dell’edificio e poggiano su basi modanate, collegate fra loro da una cornice lapidea che gira tutt’intorno all’edificio.

Nei campi parietali fra i detti pilastri, intonacati di bianco, si aprono due ordini di finestre rettangolari con mostre lapidee, più grandi quelle superiori, più piccole, a feritoia, quelle inferiori. Dalla base del terrazzo sporgono dei doccioni in pietra scolpiti in forma ottogonale, cioè canali di scolo delle acque piovane, poggianti su mensole di pietra dura con fregi a forma di rosetta. La planimetria del complesso, pur mostrando vari ripensamenti costruttivi nelle ammorsature delle parti, è molto regolare e si articola per vasti ambienti quadrangolari, coperti con volte a botte al piano terra, ed a padiglione con lunette al piano nobile, su cui poi è stato realizzato il vasto terrazzo di copertura.

L’interno del piano terra presenta un atrio delimitato da un porticato, su cui si affaccia tutta una serie di ambienti coperti con volte a botte, non comunicanti fra loro, e illuminati dall’esterno solo da strette feritoie. In fondo all’atrio, di fronte al porticato, vi è un grande affresco murario, molto sbiadito, al centro del quale vi sono i resti di una vasca in pietra modanata con lo stemma dei Ram. Il piano nobile, destinato alla residenza, è raggiungibile attraverso una scala che dall’atrio conduce ad un ballatoio scoperto il cui tavoliere, sorretto da mensoloni in pietra, era probabilmente rimovíbile in caso di pericolo, interrompendo così l’accesso al piano superiore.

Gli ambienti del piano nobile, distribuiti in infilata lungo i quattro lati dell’edificio quadrangolare, sono coperti con volte a padiglione ed a vela lunettata, e sono in discrete condizioni statiche ad eccezione di quelli dell’ala settentrionale le cui volte sono crollate trascinando con sé anche parte dei muri d’ambito. L’edificio è costruito integralmente in muratura (pietra rotta di calcare compatto allettato con malta), e tutti gli ambienti sono coperti con volte in muratura (e ciò in un ambiente ove certo non mancava il legname).

Dimostra inoltre una grande ricchezza nelle finiture e nei decori: stucco lucido negli ambienti nobili, lunette nelle volte decorate con lo stemma della famiglia, pareti affrescate, mostre lapidee in tutte le aperture interne ed esterne. Visitando l’edificio appare chiaro che le preoccupazioni di ordine difensivo dovevano essere fortissime se il locale di servizio igienico, il cosiddetto “comune”, ha addirittura una apertura nella scala che porta al terrazzo in modo da non allontanare la sentinella dal suo posto di guardia.

Pagina aggiornata il 20/10/2023

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