Chiese e Santuari

Chiesa Maria SS. Annunziata (Chiesa Madre)

La chiesa “Maria SS. Annunziata” è la Chiesa Madre che si trova in pieno centro storico, appunto nella Piazza Duomo, con ingresso principale nel corso dei Mille.

L’impianto originario, ad una sola navata, fu costruito fra il 1552 e il 1570, su una parte dell’area occupata dall’attuale, accanto ad una preesistente e grande torre (che assunse le funzioni di campanile), sotto il titolo della chiesa di San Cristoforo.
Nel secolo successivo, fra il 1639 e il 1642, furono realizzate le tre navate, fu costruito l’attuale fonte battesimale, e collocato l’organo a canne.

Demolita nel 1719 la vecchia torre che sorgeva ove ora si trova la cappella della Madonna del Ponte, fu iniziata la costruzione dell’attuale campanile, portata a termine nel 1783.
Nel 1777, su progetto dell’Arch. Patricolo di Palermo, la chiesa fu ulteriormente allungata a formare la croce latina: nel corno destro della cupola fu edificata la cappella del Crocifisso, in quello sinistro la cappella di Maria SS. del Ponte.

Fra il 1804 e il 1807 furono eseguiti altri lavori, fra cui la collocazione dell’attuale pavimento e balaustra in marmo, la costruzione della parete posteriore dell’altare principale, ornata da pilastri scanalati e capitelli di ordine corinzio che sostengono un frontespizio triangolare.
Gli ultimi lavori eseguiti nella Chiesa risalgono al 1960, quando la facciata principale è stata completamente rifatta su progetto dell’ Arch. Antonio Valenti.
Per quanto riguarda invece l’attigua “Cappella del Rosariello”, questa fu costruita intorno al 1662; in essa i confrati della Compagnia del Rosario collocarono il simulacro di “Maria SS del Rosario”, e vi scavarono una sepoltura per i loro defunti.

Divenuta Parrocchia nel 1573, la Madre Chiesa, per decisione del visitatore Francesco Pozzo del 1584, fu di “regio patronato”, e sino al 1710 aveva la giurisdizione ecclesiastica sulla borgata di Borgetto, sino al 1800 sulla borgata di “Sicciara” e sulle chiesette di Trappeto, San Cataldo, Giudeo, Salcina, e altre chiesette rurali del territorio.

All’interno della Chiesa Madre vi sono diverse pitture del XVI e XVII secolo. Degne di nota sono:
1) una grande tela, di mt. 2 x 3, raffigurante “L’Assunta”, collocata nella prima arcata della navata destra; tale opera, eseguita da Antonino Spatafora detto “Il Panormita”, è datata 20 febbraio 1579. Notevoli in questa tela sono la forza espressiva dei personaggi, e le armoniche strutture architettoniche raffigurate sullo sfondo.
2) quattro tele di scuola lombarda del ‘600, collocate due nella Cappella del Crocifisso, e precisamente “Santa Maddalena in preghiera” e “Santa Rosalia in estasi”, e due nella Cappella della Madonna del Ponte, e precisamente “Sant’Agata” e “Santa Caterina”.

Indirizzo: Piazza Duomo

Telefono: 091253664


Chiesa di San Giuseppe

Questa chiesa, che si trova nel Corso dei Mille, vicino il palazzo postale, è stata costruita sul vecchio impianto della Chiesa di San Francesco Lo Vecchio fra il 1737 e il 1739, quando ormai veniva utilizzata come deposito di frumento: un gruppo di “Mastri” Falegnami e Bottai di Partinico ottennero il permesso di ripristinare il luogo di culto dal Vescovo di Mazzara D. Alessandro Caputo, e in data 20 settembre 1739 si costituirono ufficialmente in Opera Pia sotto il nome di “Congregazione del Patriarca San Giuseppe”.
Villabianca riferisce che i principali promotori di questa Chiesa furono i Sacerdoti Domenico Guidara e Nicola Zito, di cui si conservavano ancora ai suoi tempi due ritratti.

Grande benefattore fu invece Antonio Lo Medico che a sue spese eresse nel 1780 il campanile e fabbricò tre campane.

La facciata, che ha avuto diversi rifacimenti, anche recenti, non presenta elementi di particolare valore , mentre il campanile è di un certo pregio.
L’interno, ad una sola navata, è molto sobrio, ma presenta delle opere d’arte di un certo rilievo, e precisamente sei tele ottagonali commissionate da Domenico Maddalena ad uno dei fratelli Manno, probabilmente Antonio, che ebbe la collaborazione del fratello minore Vincenzo.
Attribuibili ad Antonio Manno sono lo “Sposalizio di San Giuseppe”, la “Natività” e la “Sacra Famiglia”, opere che si caratterizzano per la medesima dolcezza e serenità dei volti, e per la medesima ricercatezza cromatica.
A Vincenzo Manno sono invece da attribuire le altre tele, e cioè “San Giuseppe che dorme”, “Cristo fra gli apostoli” e “San Giuseppe morente” , che denotano una maggiore durezza nelle linee, caratteristica peculiare della pittura di Vincenzo.
Di notevole valore espressivo e cromatico è poi la statua lignea, attribuita allo scultore trapanese Domenico Noffo (1670), che rappresenta San Giuseppe che nella mano sinistra regge un bastone, mentre con la mano destra accompagna Gesù bambino.
Altre opere di un certo pregio esistenti nella chiesa, sono: una bellissima tela dipinta nel 1857 dal pittore D’Antoni, raffigurante Sant’Anna, San Gioacchino e la Madonna bambina; e poi una piccola tela, di autore ignoto, raffigurante la Madonna con Bambino, entrambi incoronati.
Di un certo rilievo è infine l’Archivio Storico della Congregazione, che comprende numerosissimi documenti soprattutto del ‘700 e dell’800.


Chiesa e Convento del Carmine

La Chiesa, ad una sola navata ma di eccezionale maestosità e bellezza, è stata restaurata una prima volta nel 1819 sotto l’arcipretura di Ignazio Rosso: per l’occasione fu tutta decorata e abbellita con affreschi e quadri, opera del Manno. Assurta a dignità di parrocchia il 24 novembre 1950, ebbe come primo parroco Girolamo Corso, il quale la fece restaurare di nuovo e ottenne dal Comune una parte dei locali già confiscati nel 1866.

La Chiesa e il Convento sono posti sul lato destro dell’antica via consolare, oggi Corso dei Mille: hanno davanti la Piazza Garibaldi, delimitata dall’ex Oratorio e dalla Chiesa di San Leonardo, mentre lateralmente prospettano su due strade parallele, la Via Cavour e la Via Castiglia.
Il prospetto principale ha sette ordini di aperture, di cui le due estreme sono delimitate con aggetti a forma di pilastri, mentre le altre ne costituiscono la parte centrale; l’accesso è al centro.
Le aperture del piano rialzato e del secondo piano sono a finestra, quelle di primo piano a balcone del tipo a petto, tranne quella centrale sull’ingresso, che è con sporti poggianti su due mensole in muratura sagomate. Sopra il balcone, al 2° piano, invece della finestra esiste un grande orologio; mentre la finestra di piano terra attigua alla chiesa è stata trasformata in ingresso per la casa canonica.
La chiusura, al di sopra della copertura a tetto, è completata con un aggetto di coronamento.

Il complesso del Carmine è stato realizzato in tempi diversi, e ciò è reso evidente da diversi elementi, primo fra tutti dall’esistenza di un muro di spina tra muro di prospetto sul corso ed il chiostro, muro che si arresta a piano rialzato, in modo da rendere i vani superiori molto più ampi.
In tempi successivi, sul retro, vennero realizzati dei corpi aggiunti che hanno occupato il cortile posteriore.
A seguito dell’entrata in vigore della legge di soppressione dei beni religiosi (1886), il Convento e le strutture annesse rientrarono nella disponibilità demaniale, e quando la Chiesa divenne Parrocchia (1950) parte degli ambienti del Convento furono aggregati alla Chiesa: cosi divennero annessi parrocchiali i corpi aggiunti trasformati in Casa canonica, Uffici parrocchiali, Sacrestia.

Al periodo fascista risalgono i lavori di sistemazione di molti locali interni, trasformati senza tenere conto delle strutture preesistenti: infatti molte strutture orizzontali a volta furono sostituite da solai piani con ferri a doppia “T” e tavoloni. Fu inoltre eseguito l’attuale prospetto che fino al 1998 presentava ancora, sulla vela di chiusura angolare del tetto, dal lato di Via Cavour, il caratteristico fascio.
Fra il 1997 e il 1999 sono stati eseguiti lavori di restauro completi e radicali, finalizzati al ripristino dei locali originari, e destinati all’uso di Biblioteca, Museo Civico e sale di rappresentanza del Comune.
Il prospetto principale della Chiesa del Carmine, anche se rimaneggiato diverse volte in epoche diverse, si armonizza perfettamente con il resto dell’edificio.
L’impostazione è di tipo classicheggiante: due colonne scanalate ed appaiate delimitano ambedue i lati dell’ingresso, mentre sui capitelli d’ordine corinzio è poggiato il timpano arricchito da festoni e da un tondo. Anche il portale è ben armonizzato nel contesto di tutta la facciata che è arricchita da un campanile di stile barocco.

L’interno della Chiesa, ad una sola navata come quella di San Leonardo, è abbastanza armonioso per l’abbondanza dì decorazioni in stucco e per la presenza di una serie di grandi tele di pregevole fattura.
La maggior parte di esse sono opera di Vincenzo Manno, e risalgono al 1819 qundo il pittore palermitano era all’apice delle sua maturità artistica ed espressiva. Sono sicuramente attribuibili al Manno le seguenti opere:
– Madonna del Carmelo ; – Madonna e San Gaetano; – Sacra famiglia.
Di incerta attribuzione, ma probabilmente anche del Manno sono le seguenti altre interessanti opere:
– Santa Caterina e il Crocifisso; – San Rocco – Angela e Tobia.
Di notevole valore artigianale sono infine due candelabri in legno dorato e una sedia del secolo XVIII.


Chiesa di San Leonardo

La Chiesa di San Leonardo che si trova lungo il Corso dei Mille, all’angolo di Piazza Garibaldi, deve la sua costruzione, che risale al 1634, alla Compagnia del SS. Sacramento, la cui istituzione risale al primo gennaio 1599.
Inizialmente la Compagnia svolgeva le sue funzioni nella vecchia chiesetta di San Cristoforo, allora sita nella Piazza Duomo, dopo che questa aveva ceduto il titolo di Parrocchia alla Chiesa Madre.

Questa Chiesa ebbe in passato una funzione molto importante in quanto fino al 1819 fu sede del Consiglio Civico, nonché della Commissione Annonaria che soleva riunirsi la sera del 6 novembre, festa del santo patrono, per stabilire il calmiere (la cosiddetta “meta”) delle derrate alimentari.

Il Consiglio, formato dal corpo rappresentativo del Comune e dal Magistrato municipale con funzioni amministrative, si occupava anche dello stato delle attività che si esercitavano nel Comune, del consumo, della statistica demografica, della forza lavoro, dei bisogni e abitudini del popolo.
Con la riforma degli Enti Locali apportata nel 1819, le funzioni amministrative furono separate da quelle esecutive e deliberative, pertanto l’antico Consiglio venne sostituito da un Decurionato, formato da dieci componenti, e da un Corpo Amministrativo, o Magistrato, con le funzioni dell’attuale Giunta Municipale. Sino al 1634 il Consiglio veniva convocato col suono della campana della Madre Chiesa; dopo, e sino al 1819, nella Chiesa di S. Leonardo. Invece il Corpo Amministrativo operava nella Torre dell’Abbazia che funzionava anche come “senatoria” o comunale.

La Chiesa, molto semplice, è a navata unica. Affiancato alla facciata principale vi è il Campanile, di notevole valore artistico, con la parte terminale a forma di piramide e rivestita, nei suoi quattro lati triangolari, di mattonelle di maiolica del ‘700, raffiguranti dei santi.
I prospetti esterni della chiesa e del campanile sono marcati agli angoli da grandi pilastri in pietra a vista, di calcare compatto e di ordine gigante, che raggiungono il coronamento della Chiesa e poggiano su basi modanate.

Il portale, pure in pietra, si diparte dalla sommità di una breve scalinata, e termina nella parte superiore in un arco.
Nella facciata principale, al disopra del coronamento, vi è una finestra rotonda pure in pietra e, al di sopra di un secondo sottile coronamento, un muro triangolare sormontato al vertice da una croce.
Una serie di finestre rettangolari con mostre lapidee si affaccia nel prospetto laterale che dà sulla piazza.
I campi parietali fra i pilastri e i coronamenti in pietra sono intonacati di bianco.

All’interno della Chiesa si trovano delle pregevoli opere d’arte; fra queste spiccano le due seguenti grandi tele:
1) “Ascesa di Sant’Agostino al cospetto della SS Trinità”, tela di Pietro Novelli detto il Monrealese (1640 circa), che, anche se eseguita in età barocca, presenta una originale interpretazione delle tecniche pittoriche rinascimentali: disegno anatomico ben definito, e tinte molto calde con prevalenza del rosso.
2) “Adorazione dei Magi” di autore ignoto, armonica composizione pittorica del ‘700, caratterizzata da un piacevole alternarsi di chiaroscuri, di luci ed ombre.
Sulla volta della chiesa è dipinta un’altra pregevole opera, la “Trasfigurazione di Cristo”.


Chiesa del Sacro Cuore

La chiesa del Sacro Cuore è un edificio religioso situato nella città di Partinico, la cui denominazione ufficiale è Santuario Pina Suriano. Nel mese di maggio si festeggia la beata Pina Suriano con una processione. La beata ha infatti trascorso la prima parte della sua vita in questa parrocchia e vi ha svolto la sua catechesi. Le sue spoglie sono presenti all’interno della chiesa; l’avambraccio e la mano destra, incorrotti, sono custoditi in un reliquiario separato.

Questa Chiesa, già “Opera Santa della Misericordia”, deve la sua costruzione all’omonima Congregazione sorta nel 1681 con lo scopo precipuo di dare cristiana sepoltura ai condannati a morte che spesso venivano impiccati nella Piazza del Duomo o sul Piano Gambacorta, di fronte al Convento dei Cappuccini (ora Villa Comunale).

Da S. Marino apprendiamo che con atto stipulato in Partinico il 6 gennaio 1681 presso il notaio palermitano Giovanni Leone, l’Abbate Francesco Maria Medici concesse ai “confrati gentiluomini” “sette luoghi di casa”, a condizione che la Congregazione prendesse il nome di Opera Santa della Misericordia, sotto il titolo dei Santi Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo, costruisse a sue spese una Chiesa con sacrestia e sepoltura, e provvedesse ad assistere i poveri del paese ed a curarne la sepoltura.
Fra le altre cose, i confrati avevano il dovere di organizzare e partecipare, nel giorno del venerdì santo, alla processione del simulacro di Cristo morto.
La costruzione della Chiesa, nell’area compresa fra Via F.sco Crispi, Via La Spia e Via Alfieri, fu iniziata nel 1683 e ultimata in breve tempo. Un secolo dopo, e precisamente il 29 marzo del 1783, su istanza del Vescovo di Mazara Ugone Papè, fu elevata alla dignità di “parrocchia coadiutrice” della Chiesa Madre, ed ebbe due cappellani, uno pagato dal Comune con il ricavato del dazio sul pesce, e l’altro dalla Chiesa Madre.

Nel 1903 vi si fondò la Confraternita delle “Guardie d’onore al Santissimo Cuore di Gesù”, e nel 1911 la “Congregazione Femminile della Madonna delle Grazie”.
Il 25 febbraio 1938 la Chiesa ebbe come suo primo Rettore autonomo il sacerdote D. Ignazio Lo Jacono, che fu anche primo Parroco quando la stessa, l’11 febbraio 1942, venne eretta a Parrocchia, sempre sotto il titolo di San Giuseppe d’Arimatea.
Il nuovo nome di “Sacro Cuore” fu dato alla Parrocchia a decorrere dal 15 marzo 1947.
Da essa dipende anche la chiesetta di S.Antonio da Padova annesso al Collegio di Maria, sito in Piazza Umberto I°.

In questa graziosa chiesa, ad unica navata, esiste una grande tela raffigurante la “Deposizione dalla Croce”, opera di notevole valore artistico eseguita probabilmente dal Salerno, detto lo Zoppo di Gangi .


Chiesa di Maria SS. degli Agonizzanti

Questa chiesa, conosciuta come “San Paolino”, deve la sua costruzione, in fondo alla Via P.pe Amedeo, angolo Via Avellone, alla Congregazione di Carità nata sull’esempio della Compagnia di San Girolamo di Palermo, che aveva come principale scopo quello di pregare per le anime dei condannati a morte.

Dal Villabianca apprendiamo che con atto stipulato il 16 marzo 1693 dal notaio palermitano Nunzio Serio, la Compagnia ebbe concessa dall’Abazia di Altofonte il terreno necessario per costruirvi la Chiesa e l’oratorio.

Sempre secondo il Villabianca la chiesa sarebbe sorta ad opera della Congregazione di Maria Santissima degli Agonizzanti, fondata nel 1692, dopo aver ottenuto da Matteo Scamacca Barone di Castelluzzo un paio di tumoli di terra in enfiteusi, giusti atti in Notaio Domenico Greco di Partinico del 31 agosto 1693. La campana invece, del peso di “cantara tre”, fu realizzata con il lascito in denaro di Girolamo Minore. Fu eretta a Parrocchia il 26 luglio 1948.

La facciata, che ha avuto diversi rifacimenti non presenta elementi di particolare valore, ad eccezione di un bel portale

in pietra intagliata.


Chiesa di S. Maria degli Angeli

Questa chiesetta, che si trova in Piazza V.E. Orlando, faceva parte del Convento dei Frati Cappuccini costruito nel 1617-19 per la generosità di Fabrizio Di Trapani da Palermo, che donò per l’occasione 10 “tumoli” del suo terreno, e con le elemosine del popolo devoto a San Francesco.
Altri 8 tumoli di terra furono donati da Claudia Maria, Arciduchessa d’Austria, madre e procuratrice di Sigismondo, Abate Commendatore dell’Abbazia di Altofonte cui allora apparteneva il Parco di Partinico. Le superiori donazioni furono poi confermate dal re Carlo con diploma dato in Palermo il 10 gennaio 1661, e ciò per mettere a tacere le controversie sorte fra il Guardiano Padre Antonino da Palermo e gli eredi del Di Trapani:

in tale circostanza il Guardiano chiese ed ottenne dall’Abate Andrea De Masa, Procuratore Generale dell’Arciduchessa d’Austria, la libera concessione del predio per pacifico possesso.

Questo primo Convento di Partinico, trentesimo delle serie della Provincia, aveva 37 celle, una lussureggiante “romita”, una sepoltura sotterranea (demolita, o chiusa negli anni ’50 per dar luogo alla nuova Casa Canonica), una serie di ritratti di frati, collocati nei vari corridoi, e una ricca biblioteca donata, come riferisce il Marino, da Francesco Ramo, e oggi facente parte della Biblioteca Comunale.
Divenuto di proprietà comunale, il Convento ha subito diverse trasformazioni: oggi è conosciuto come “Casa del fanciullo” ed è adibito a scuola elementare e materna.

Per fortuna la chiesa non ha subito grosse trasformazioni, e nella sua facciata principale si possono notare l’antico portale, una piccola lapide relativa all’anno di costruzione, e infine un interessante orologio solare e una meridiana.

All’interno della Chiesa si trovano diverse opere d’arte, fra le quali sono degne di nota:
1) “La Regina degli Angeli” , grande tela del Salerno (1630), detto “Lo zoppo di Ganci”, che si trova nell’altare maggiore e raffigura una Madonna con bambino, assieme a San Francesco, Santa Caterina da Alessandria e Santa Rosalia.
2) “Madonna con Bambino e Santi”;
3) “Cristo con Angioletti e Santi”.
Queste ultime due grandi tele, probabilmente del Salerno, anche se di composizione manieristica, denotano un’ottima capacità espressiva dell’autore, e un sapiente uso del chiaroscuro.
4) “Beato Beernardo da Corleone”, opera di Vincenzo Manno.
Da segnalare infine la presenza di una bella “Via Crucis” formata da 14 tavolette in legno, dipinte nel XVIII secolo.


Chiesa Maria SS. del Rosario

Agli inizi del 1774, durante la visita fatta a Partinico del Vescovo di Mazara Mons. Ugone Papè, gli ecclesiastici di Partinico, fra cui l’Abbate Cav. D. Rosario Oliveri dei Duchi d’Acquaviva, chiesero di potere costruire una Casa di esercizi spirituali, sull’esempio di quella esistente in Mazara.

Per la costruzione della Casa Santa, il 22 febbraio 1778 D. Domenico Messana comprò da Onofrio Anselmo, come risulta da un atto del notaio partinicese G. Signorino, due tumoli e due moggi di terreno, corrispondenti all’area oggi occupata dall’ex Ospedale Civico e dalla Chiesa di Maria SS. del Rosario.

I lavori ebbero inizio il 3 marzo 1778, o il 25 marzo come scrive Lo Grasso, sotto il patrocinio di D. Giuseppe Fedele del Castillo e Ferro, Marchese della Gran Montagna, che pose nelle fondamenta una moneta e la prima pietra, e furono terminati al rustico dopo due anni con una spesa di 542,8 onze.
Con un successivo contributo concesso dal Vescovo di Mazara e dei partinicesi Antonino Savarino e Giovanni Ajello, che vi costruirono a proprie spese rispettivamente il refettorio e la cappella, i lavori furono furono quindi ultimati nel 1789.
Di Giovanni Ajello, che ebbe il patronato sulla Chiesa ed il diritto di avervi gentilizia sepoltuta, è il bassorilievo con epitaffio collocato nella parete destra della chiesa.

La Cappella, dedicata alla Madonna del Paradiso come quella di Mazara, sorgeva nell’area già occupata dal Reparto Radiologia dell’ex Ospedale, lasciando alla sua destra un tratto di terra destinato a giardino.
Durante i moti rivoluzionari del 1848, dopo essere stata occupata dalle truppe borboniche, la Casa Santa fu devastata dal furore popolare.
Per riportarla allo stato originario furono necessari ben 9000 scudi, raccolti tra i fedeli, e così la casa fu restaurata per interessamento dell’Arciprete D. Leonardo Blanda.
Nel 1855, secondo la testimonianza di S. Marino, la Casa Santa era “un edifizio vasto e grottesco con lunghi corridoi a sistema cellulare, che sorse nel secolo XVIII a spese del popolo infervorato negli esercizi di S.Ignazio”.
Nel 1866, in virtù della Legge sulle corporazioni religiose, la Casa Santa passò allo Stato e quindi devoluta al Comune che vi trasferì l’Ospedale, prima collocato nei locali dell’ex Pretura, in Piazza Verdi.

Quanto alla chiesa, questa venne ricostruita nell’area adibita a giardino e dedicata a Maria SS. del Rosario.
Sede parrocchiale dal 1935, dal 1936 ospita anche l’arcipretura di Valguarnera Ragali, la cui chiesa era ormai in rovina.
L’ampliamento della chiesa, cosi come oggi si vede, risale agli anni ’50, reggente D. Andrea Soresi, e poi D. Domenico Arcuri.


Santuario della Madonna del Ponte

Il santuario della Madonna del Ponte si trova sulla strada provinciale 63, nel territorio di Partinico (Palermo), a qualche chilometro dallo svincolo di Balestrate dell’autostrada A29.

Nel 1306, re Federico II d’Aragona, devoto a Maria Santissima Annunziata e in ringraziamento per le grazie ricevute, diede in dono le terre vicino ad Altofonte agli abati Cistercensi, affinché vi fosse costruita un’abbazia per accrescere il culto di Maria. Tre anni dopo il re, visti i meriti degli abati, volle donare anche le terre del parco di Partinico che negli anni precedenti era stato devastato dai saraceni: toccava quindi agli abati provvedere alla ricostruzione di questo paese, ma bisognò aspettare fino al 1430 circa per vederne l’inizio.

Essi dotarono la cittadina di Partinico con uno stemma e si preoccuparono di ripopolarlo; un gruppo di monaci si stabilì nel bosco, allo scopo di amministrare i beni ricevuti e dare un’istruzione civile e religiosa ai nuovi coloni.

Fu l’abate Pietro Guzio a dare inizio al restauro di una chiesetta per consentire a Federico II di partecipare alla messa quando era a caccia in quella zona. Nel 1774 re Federico III contribuì finanziariamente alla ristrutturazione del santuario: esso fu allargato con tre navate e le volte sorrette da quattro colonne con basi e capitelli di stucco.

Per soddisfare il desiderio di tutta la comunità partinicese, riconoscente verso la Madonna che la aveva liberata dal colera del 1854, fu avanzata la richiesta dell’incoronazione della Sacra immagine, che avvenne nel 1861; nell’occasione ci furono 5 giorni di festeggiamenti.

Nel 2000, in occasione del Giubileo dell’Incarnazione, il santuario è stato scelto come meta di pellegrinaggio per ottenere le indulgenze plenarie, e nel 2010 è stato associato alla basilica di Santa Maria Maggiore di Roma.

La prima immagine fu una copia in pittura o in scultura di quella che si onorava ad Altofonte ed ancora lì esistente; in seguito questa copia si rovinò col passare degli anni. Nel 1669 il vescovo di Mazara del Vallo diede il permesso di innalzare un altare nella chiesa madre di Partinico con l’immagine di Maria Santissima del Ponte.

Nel 1795, a causa dell’umidità che aveva compromesso il quadro, ne fu fatta dipingere un’altra copia al pittore Domenico Ferrandina sulla vecchia tela ormai consumata; l’attuale dipinto è opera di Vincenzo Manno (1819), e nel corso dei tempi la tela è stata sottoposta a dei piccoli restauri.

La Madonna è rappresentata in trono: con un braccio tiene Gesù Bambino che tende le mani verso di lei, e con un cuore nella mano destra; ai due fianchi ci sono san Pietro, con libro e chiavi in mano, e san Paolo (secondo altri san Giovanni Apostolo) con un libro e giglio. Nella parte sottostante è visibile un ponte, che richiama il vecchio ponte sul fiume Jato che si trova lì vicino

La settimana dopo Pasqua si celebrano i festeggiamenti in onore della Madonna del Ponte: soprattutto dal giovedì al sabato, migliaia di fedeli (anche dai paesi vicini) si recano in pellegrinaggio, con le fiaccole accese, verso il Santuario: allo stesso tempo si svolgono degli eventi folkloristici.

La domenica della festa, alle dodici esatte, il quadro viene collocato sopra una vara e si avvia verso Partinico: qui arriva in serata, accolto dalle autorità civili, dal clero e dalla cittadinanza; quindi fa il giro delle vie cittadine. Verso la mezzanotte la processione arriva in Chiesa madre, dove la tela rimarrà e la gente si reca per pregare la Beata Vergine; in agosto, il popolo di Partinico festeggia per altri tre giorni, anche con manifestazioni folkloristiche, e nel mese di novembre, il quadro fa ritorno al santuario.

La festa interessa gli abitanti di Partinico, Balestrate, Trappeto e Alcamo; secondo la tradizione se il quadro esce dalla chiesetta alle ore dodici precise esso apparterrà ai partinicesi, se esce in ritardo (fino alle 12,30), sarà degli alcamesi, se dalle 12,30 alle 13,00 ai balestratesi, e infine, dei trappetesi.

Infatti, secondo Giuseppe Pitrè, la leggenda racconta che furono quattro persone dei paesi vicini, a contendersi il possesso della statua della Madonna ritrovata “miracolosamente” in una grotta; visto che il carro con la statua non si spostava per portarla in nessuno dei loro paesi, decisero di edificare una chiesetta dove poter venerare insieme la sacra statua.


Chiesa di Gesù e Maria

Nel 1733 fu costruita la Chiesa di Gesù e Maria nella “via Grande” (via P.pe Amedeo), cui nel 1799 sarà annesso il Reclusorio di Maria del Ponte
Nel XIX secolo la chiesa subì alcuni rimaneggiamenti. L’interno a unica navata con nicchie laterali è interamente rifinito a intonaco e decorazioni in stucco e ori. La chiesa ha una pianta rettangolare. Il presbiterio a pianta rettangolare è separato dall’aula da una balaustra in marmo.  La navata è coperta con volta a botte e decorazioni a stucco e ori. Le pareti interne sono rifinite a intonaco bianco e presentano lievi decorazioni a stucco e oro. Le nicchie lievemente incassate ospitano altari in marmo policromo. L’accesso al presbiterio è segnata da due balaustre in marmo e da un arcosolio poco aggettante rispetto alle pareti dell’aula. L’altare maggiore è in marmo policromo. La facciata quadrangolare presenta un portale a timpano spezzato con lesene laterali raccordate da un cornicione con sagomature classiche sormontato da un rosone incorniciato in pietra tufacea. Tutto il prospetto a fondo intonacato è segnato ai lati da lesene con capitelli corinzi stilizzati.

 


Chiesa SS. Salvatore

La Chiesa del SS. Salvatore  e i locali annessi furono costruiti su progetto dell’Ing. Fausta Di Stefano, con l’assistenza del Geom. Luigi Trupia. La ditta costruttrice ha consegnato i lavori alla vigilia della inaugurazione 03 Dicembre 1967, mentre l’altare e il fonte battesimale venivano consegnati l’anno successivo. La chiesa consegnata incompleta, presentò subito gravi difficoltà soprattutto di arredo. Fu subito necessaria la sostituzione di tutti i vetri con materia sintetica di debito spessore: è avvenuta nell’anno 1971 e in quella occasione nelle finestre del secondo ordine fu collocata una serie di vetri artisticamente dipinti dal prof. Ignazio Bacile, (oggi non più esistenti perché il cocente calore del sole ne ha polverizzato i colori). La serie di vetri, in colori vivaci, con bella intuizione, riproduce i momenti della creazione dal caos primordiale fino al riposo del settimo giorno.  L’opera è stata inaugurata nel 4° anniversario dell’apertura della chiesa, il 3 Dicembre del 1971. È del primo semestre del 1972 l’arrivo dell’immagine del Cristo risorto (opera di G. Hackhofer) e del tabernacolo (opera di R. Stuffer), tutt’è due pregiati lavori della bottega d’arte di Vincenzo Demetz di Ortisei (Valgardena); il parroco era stato in bottega nell’estate del 1971 ed era stato colpito dalla figura estatica e trasumanata del Cristo risorto: ha fatto di tutto per averla! A corto di mezzi, come sempre, è stato generosamente aiutato dal “Club M. SS. del Ponte in Partinico” di Elmont N.Y., che ha pagato l’importo.  Il tabernacolo è stato dono dei coniugi Vincenzina e Salvatore Scaglione, partinicesi cittadini americani. Scultura a mano originale e unica è anche il Crocifisso, opera del Mersa della stessa bottega d’arte, che è stato benedetto ed esposto alla venerazione dei fedeli il Venerdì Santo 1973 e originariamente collocato nell’altare laterale sinistro. L’ottavo anniversario dell’apertura della parrocchia, vedeva il completamento della cappella di destra, dedicata alla Madonna: un’artistica scultura in legno, realizzata solo per questa chiesa nella stessa bottega d’arte di Vincenzo Demetz ad opera di Luis Piccolruaz, inserita in una grande pittura su legno ideata e realizzata con pregevole fattura da Venerino Cucinella, collaboratore parrocchiale.  L’otto Dicembre 1975 l’opera veniva benedetta ed inaugurata dal compianto Arcivescovo Mons.Mingo; Nel Settembre del 1977 veniva commissionata, sempre allo “Ars-studio” di Vincenzo Demetz di Ortisei, una artistica Via Crucis in legno di tiglio, ultima opera del Mersa, lo stesso artista che aveva scolpito il Crocifisso qualche anno prima. La Via Crucis, montata su pannelli di ” rosella del Portogallo” è stata inaugurata e benedetta da Mons. Salvatore Cassisa nel Maggio 1978, è la prima occasione che il popolo ha di incontrarsi col nuova Arcivescovo. Veniva così completato, nella sua parte essenziale, l’arredamento della Chiesa, anche se restavano due grossi problemi da risolvere: una giusta sistemazione dell’abside e dell’area presbiteriale e l’illuminazione, ancora provvisoria; più che i mezzi sono mancate le idee, invano per molto tempo cercate! ma successivamente verrà il tempo anche per questo. Nel settembre del 1979 venivano portati a compimento ne campo sportivo gli spogliatoi e l’impianto di illuminazione, per una fortunata collaborazione del parroco con l’U.S. Borgetto allora di proprietà del Sig. Pietro Cagnina. Il nuovo impianto, benedetto dall’Aricivescovo Mons. Cassisa, veniva inaugurato con una partita in notturna tra l’U.S. Borgetto e l’A.C. Alcamo. Nel 1982/83 veniva sistemato e illuminato il cortile interno e contemporaneamente andava in porto un altro grande desiderio del Parroco: l’innalzamento di tre campane nel vuoto campanile. Le campane furono benedette e inaugurate dal Mons. Domenico Mercurio, arciprete di Partinico, il 6 agosto 1983 giorno onomastico del Parroco Can. Salvatore Gaetano Chimenti. L’ultimo corredo della chiesa del primo ventennio è stato un organo elettronico “Del Marco” a due manuali e pedaliera, con cassa acustica, inaugurato con un magnifico concerto del maestro Frederick Hammond il 29 ottobre 1987.La necessità di intervenire nelle strutture della Chiesa, che, sopratutto nell’inverno del 1990, avevano dato serie preoccupazioni di incolumità pubblica sia all’esterno che all’interno, ha permesso una ristrutturazione di tutti l’interno che oggi rende la chiesa più adatta alla sua funzione. La Chiesa parrocchiale è segno della molteplice presenza di Dio dal tempo cosmico della creazione alla umanità di Cristo; dalla compagine ecclesiale ad ognuno dei suoi membri; è come la “casa di Dio” in mezzo alle case degli uomini. La nuova Chiesa, ristrutturata, riassume questa funzione, non solo nella sua struttura architettonica, curata dall’Architetto Carisi e dal Geometra Rappa, ma anche nelle arti visive: sia nelle nuove vetrate costruite dallo “Studio Iride” su bozzetti del pittore Americo Mazzotta, sia nelle artistiche immagini degli scultori di Ortisei e del pittore Venerino Cucinella, precedentemente realizzate. La nuova Chiesa è segno della presenza di Dio nella creazione: la potenza creatrice di Dio è espressa, nella quinta vetrata dell’ordine superiore, come una grande esplosione di fuoco, che si dirama nelle finestre adiacenti quasi a vivificare le acque primordiali, (come dice la Scrittura in Gen. 1,2:”e lo Spirito del Signore aleggiava sulle acque”), fino a diventare potenza ordinatrice degli astri, della luna, del sole (vetrate estreme dell’ordine superiore). Nell’ordine inferiore la potenza creatrice di Dio si esprime nella flora multicolore e nella fauna fino ad arrivare all’uomo, creato intelligente fin dall’origine, che guarda meravigliato la multiforme creazione, che gli è stata data in possesso (vetrata centrale dell’ordine inferiore). Il tema di tutta la composizione del Mazzotta è:” lo Spirito non si vede ma c’è” ed è lo Spirito del Signore che si estende e si attua nel tempo e nello spazio: per questo una ellissi ideale raccorda le diciotto finestre. La Chiesa parrocchiale ci mostra Dio presente nell’umanità di Cristo: nel quadro della Madonna col bambino, nella Via Crucis, nel Crocifisso, nel Cristo Risorto.  La stessa struttura e architettura della Chiesa, è segno della presenza del Cristo: L’altare è il polo dello spazio sacro, figura del Cristo sacerdote e vittima del Suo sacrificio. Intorno all’altare si dispongono tutti gli elementi di una celebrazione articolata: la sedia presidenziale, l’ambone per l’annunzio della Parola, l’assemblea, la vasca battesimale. La vasca battesimale è quella che desta più meraviglia nella nuova Chiesa, questa prima di tutto è simbolica: indica cioè a tutti i fedeli che il Battesimo è come l’essere sepolti e risuscitare con Cristo, morire e risorgere: il cristianesimo è una novità di vita; ma è anche funzionale, nel senso che, se ci dovesse essere un battesimo di adulto, l’adulto scenderebbe nella vasca battesimale per sette gradini, a indicare che nella vasca battesimale deve lasciare tutti i vizi capitali a incominciare dalla superbia, dall’egoismo, dalle deviazioni morali o lussuria … e risalire uomo nuovo, con i sette doni dello Spirito Santo, tra cui la pietà e il timore di Dio.

Al fondo c’è la pietra di basalto a indicare che è Cristo che dà la vita. Il posto preminente nella Chiesa del SS. Salvatore l’avuto sempre il Tabernacolo: la presenza eucaristica di Gesù; ma c’è anche una Sua presenza mistica: il Tabernacolo, l’immagine del Cristo risorto e la sedia presidenziale formano come il Capo del corpo mistico; segue la bocca: l’Ambone, per l’annunzio della Parola di Dio: “chi ascolta voi, ascolta mè”; la Mensa dove si mangia l’Eucarestia: “il mio corpo è veramente cibo, il mio sangue è veramente bevanda … chi mangia di me vive per me!”; la Vasca Battesimale che è come la matrice, il grembo da cui nascono i figli di Dio col battesimo: l’assemblea sta tutta intorno, quasi a formare le altre membra. La Chiesa, anche come struttura architettonica, è così segno del corpo mistico di Gesù, secondo la parola di S. Paolo: Cristo è il capo, noi siamo le sue membra.  Certamente la Chiesa del SS. Salvatore, oggi rimane nella zona come un “unicum” da visitare, come un “segno” per meditare e riflettere sulla propria entità cristiana e sul proprio inserimento nella Chiesa come “pietra viva”. La Chiesa ristrutturata è stata consacrata dall’Arcivescovo Cassisa il 3 dicembre 1992, 25° anniversario dell’apertura al culto. Il 3 dicembre 1997, apertura dell’anno dedicato allo Spirito Santo in preparazione al grande Giubileo del 2000, ( 30° anniversario della Parrocchia ) l’arcivescovo Mons. Pio Vittorio Vigo inaugurava e benediceva una grande tavola ( m. 3,10 x 1,80 ) raffigurante ” Gesù che ascende al cielo e manda lo Spirito nella sua Chiesa”. L’opera, dipinta da Venerino Cucinella, farà parte di un trittico che, partendo dall’immagine principale “Gesù risorto”, avrà come primo momento un’apparizione di Gesù, il secondo, appunto, l’opera dello Spirito Santo nella Chiesa, il terzo avrà per tema ” Ecco, faccio nuove tutte le cose “.

 Mons. Salvatore Gaetano Chimenti (Fonte web)

Pagina aggiornata il 19/10/2023

<

Quanto sono chiare le informazioni su questa pagina?

Grazie, il tuo parere ci aiuterà a migliorare il servizio!

Quali sono stati gli aspetti che hai preferito? 1/2

Dove hai incontrato le maggiori difficoltà?1/2

Vuoi aggiungere altri dettagli? 2/2

Inserire massimo 200 caratteri